"LA VIA DELLA VITA" DI MARZIA PIERI

 
Fin dal suo esordio, l’esperienza artistica di questa giovane pittrice ha mostrato uno spiccato e profondo interesse per la figura umana, ma non rivolta ad una rassomiglianza semplicemente “ritrattistica”, per così dire, bensì al suo mondo interiore, allo scandaglio di quella sua vita “spirituale” che, in un modo o nell’altro, è sempre presente nella creatura umana. Di fatto, indipendentemente o meno da una qualsiasi fede, ogni uomo o donna non potrebbe fare a meno di questa vita spirituale dentro di sé per agire, amare e sentire perfino la vita nei suoi molteplici e contradditori sentimenti di amore, odio, inquietudine, desiderio di pienezza e di felicità. E questo mondo interiore dell’esperienza umana, infatti, che Marzia Pieri tenta di catturare nel suo linguaggio pittorico che oscilla in un delicato equilibrio tra realismo e simbolismo, quasi a farci percepire la complessità, ma anche l’ansia di ricerca spirituale, della più segreta avventura umana. Così, questo linguaggio pittorico di Marzia Pieri, che ha un lungo percorso di esperienze artistiche tra mostre personali e riconoscimenti tutt’altro che occasionali, è attento sì a cogliere la concretezza del volto e dell’atteggiamento umano, ma subito dopo, con una rapida e secca pennellata, lo spinge verso un significato e un ruolo veramente simbolico: la realtà di un volto o di un atteggiamento umano, pur così precisa, è in realtà altrove. E in quella realtà dell’anima, altrettanto concreta come lo sguardo o le mani, che si lascia vedere solo a chi è consapevole di un invisibile che sta dentro e quasi fuori di noi. In questo senso, le composizioni pittoriche di Marzia Pieri hanno l’intelaiatura di un contrasto tra luci e ombre che meglio definiscono il suo intento di dare all’esercizio artistico una valenza etica: l’arte non vuole impressionare o divertire, vuole piuttosto far riflettere e, dunque, invitarci a cambiare nel senso buono della parola, e cioè umanizzarci il più possibile.
 
Non sorprende, allora, che questa pittrice, in un lungo e personalissimo cammino di ricerca durato ben cinque anni, abbia voluto accostarsi al mistero della Passione di Cristo in una raffigurazione che ha per titolo “la via della vita”, e per alludere alla celebre espressione di Gesù durante uno dei momenti più tesi e drammatici della sua esperienza terrena: “Io sono la vita, la verità e la vita” (Gv 14,6). Espressione che, del resto, campeggia, scritta in greco, alla sommità della Crocifissione di Marzia Pieri, per dirci che, in questa sua rappresentazione, il cammino artistico e quello di fede si fondono in uno stesso anelito di drammatica e luminosa evidenza. Non dipingere soltanto il martirio di Cristo sulla Croce, dunque, ma sentire in profondità quell’appello, profondo e sublime, di un Dio che non riscatta l’uomo per essere morto in croce, ma per aver amato quest’uomo, che l’ha inchiodato sul legno, fino in fondo. Fino al respiro supremo.
 
Marzia Pieri taglia in una prospettiva diagonale la sua Crocifissione per invitarci ad entrare in questo mistero non solo in maniera drammatica, ma soprattutto lasciando che sia essa, lentamente, a camminare verso di noi. Così, viene in avanti, sul lato sinistro, la mano di Cristo martoriata dai chiodi, mentre il suo volto, segnato dalla tensione di un grandissimo dolore, “scende”, per così dire, verso il lato destro del quadro che, di fatto, è dominato da una esplosione di luce che la pittrice ha modellato con estrema cura e non per semplice effetto ottico o compositivo. Questa luce rimanda alla espressione di Cristo, scritta in greco e venata perfino di dorature, ed è anche segno di quella chiamata del Salvatore verso le nostre anime ad accettare la sua sofferenza come puro gesto di amore. Un gesto di amore rivolto a tutta l’umanità. Infatti, quasi a sostegno del quadro ma anche come parte integrante della sua visione, la pittrice ha voluto una grande stella di David che è, a sua volta, una cornice ideale alla sua rappresentazione della Crocifissione. Nel dolore di Cristo è scritto, per conseguenza, non solo il martirio del popolo ebraico da cui non potremmo mai staccare Gesù, - martirio della tremenda Shoah ed oggi di quella terra contesa tra israeliani e palestinesi — ma anche il dolore degli uomini e delle donne in tutte le parti della terra. Il dolore umano, in effetti, non sembra, ieri come oggi, conoscere confini, ma a partire dalla Crocifissione di Cristo sul Golgota, questo dolore ha per sempre cambiato segno e significato: può essere messaggio di luce per chi vi scopre un segno, un pressante invito ad amare l’umanità, nonostante tutto, od anche ad amare, semplicemente e assolutamente, contro tutte le evidenze dell’odio e della distruttività.
 
                                                                                                                                                                           Carmelo Mezzasalma

DA: ECO D'ARTE MODERNA - mar/apr/mag 2001 

BOLOGNA

BANCA POPOLARE DI MILANO

 

Donne, metafore di un discorso universale nella pittura di Marzia Pieri

Essere donna - artista e docente di tecniche artistiche - e fare dell'immagine-donna il fulcro della propria espressività e comunicazione visiva comporta molti rischi. Marzia Pieri affronta questa difficile impresa già da diversi anni, pur essendo molto giovane, e si muove con passo sicuro seguendo liberamente ma con vigile autocritica i ritmi delle oscillazioni emotive, delle fascinazioni simboliche, che trovandola doppiamente protagonista del proprio campo d'indagine sono inevitabili in quanto vere e forse proprio per questo divengono anche punto di forza dell'evoluzione del suo percorso e così del suo linguaggio pittorico. Senza prendere la scorciatoia dell'autobiografia o quella di stereotipi da rotocalco, la donna qui rappresenta se stessa attraversando inquietudini, esaltazioni, nella costante ricerca di equilibrio tra fisicità e misticismo, tra bellezza e sofferenza secondo un itinerario di viaggio che pone continuamente in discussione il suo modo di esserci nel mondo. Metafore di un discorso mai contingente ma universale, le sue figure si impaginano e si rapportano a spazi sempre assoluti dove non ricorre alcuna definizione di ambiente né di categoria temporale, ma è un vuoto che si percepisce come "pieno", zona d'ombra che raccoglie riflessioni, interrogazioni, desideri e paure. A dargli spessore, a guidarci ogni volta verso e dentro una direzione narrativa, è la forma che il corpo assume in quello spazio, i suoi volumi ora espressionisticamente scarnificati, ora plasticamente levigati, torniti, e lanciati in pose azzardate o proiettati in languide attese.

Poche luci, nette, ben calibrate, ribadiscono il clima vagamente inquietante di un personaggio che, come Marzia ce lo propone, appare sempre e comunque "sotto i riflettori ".

                                                                                                                                                                           Roberta Fiorini

 

 

DA: ECO D'ARTE MODERNA - ott/dic 2005 FIRENZE 

 MUSEO DEL BARGELLO

"LUCI E OMBRE" DI MARZIA PIERI

 
 
 
 
 
Fin dagli esordi le ricerche artistiche di Marzia Pieri si sono basate su un'attenta analisi della figura umana, non mirate alla ricerca della verosimiglianza fisica con il soggetto, ma tese ad affrontare indagini più profonde, un vero e proprio viaggio attraverso l'uomo e i suoi sentimenti.
 
La maniera di rappresentare la figura umana isolata in un'apparente statica tranquillità lascia emergere tutte le tensioni, le angosce del nostro tempo, con le sue contraddizioni, ma anche tutta la forza possibile dell'uomo. Le sue composizioni sono sospese in un mondo fatto di luci ed ombre in cui l'oscurità è sempre bilanciata da un'armonia di luci, come contrappunto delle nostre luci ed ombre interiori.
 
Inserito in uno spazio indefinito, atemporale che non permette distrazioni, il soggetto emerge dalla zona d'ombra alla ricerca di una nuova interazione con il pubblico. L'osservatore diviene parte integrante del quadro liberandolo, in un impercettibile gioco di trasmissione di energie, della sua solitudine e scoprendo il riflesso dell'umanità oltre l'individualità della figura. Un'interpretazione dell'arte come pratica liberatoria, attraverso la quale far emergere il lato più puro e profondo di ogni personalità, non solo dell'artista e del soggetto dipinto, ma in grado di riflettere gli aspetti più nascosti dell'animo di tutti gli inconsapevoli fruitori dell'opera.
 
Le sue opere più recenti attestano un approfondimento degli strumenti del mestiere d'artista e un continuo arricchimento di esperienza.
 
Il suo trittico "Introspezione", sottotitolato: larva, crisalide, farfalla, ci propone il processo di metamorfosi di questo insetto che nasce da un bozzolo per evolversi attraverso un prodigioso processo della natura in qualcosa di straordinario e inaspettato. Le tre fasi di sviluppo - larva, crisalide, farfalla - simboleggiano il ciclo della vita: nascita, morte e resurrezione. Nell'arte cristiana la farfalla era simbolo dell'anima umana risorta, la liberazione dell'anima dal contenitore "corpo". Così l'arte di Marzia, in continuo divenire, ha sviluppato nel tempo cifre espressive diverse, ma una sempre maggiore sicurezza tecnica. Lavorando sulla liberazione della sua spiritualità, sull'espressione della propria emotività, manifesto di se stessa, ha lasciato emergere una profonda contemplazione religiosa, ma anche fede nell'uomo, riscattato e riscoperto come elemento centrale. Tutta la sua ricerca pittorica si realizza in un' autentica dichiarazione d'amore nei confronti dell'intera umanità.
 

                                                                                                                                                  Veronica Ranucci

 

 

Da: PRAXIS ARTISTICA 2007

MARZIA PIERI

LASTRA A SIGNA FIRENZE

 
Un uomo emerge dal nulla, dal nero indistinto, in cui talvolta sfugge un'esalazione fatua, quanto suggestiva d'azzurro. Più spesso, anzi quasi sempre, la presenza è femminile, dolce giovane vigorosa, bellezza pura e nel contempo seducente, eros e mistero, angelo e demone. Artista dal talento esercitato, Marzia Pieri riesce a "far parlare" la figura umana. La pittrice intona espressioni intense, le racconta pittoricamente. Esse riferiscono l'aspetto del soggetto, della modella e portano alla luce anche i motivi dell'interiorità. Un lampo radente rompe la notte e la figura, cioè la vita, viene sulla riva dell'enigma. Il colore compatto del fondo può presentare qualche modulazione armonica, una tessitura di graffi, echi cromatici che sono sul punto di perdersi nella notte profonda e impenetrabile.
 
                                                                                                                                                                      Franco Ruinetti
 

Da: Art & Media - 2010

RITRATTO

CASTEL FRANCO VENETO 

Ancora arte giocata  sul filo della tensione tra luci ed ombre, ma col gusto del contrasto forte e sempre con l'interesse per ciò che è dentro, le segrete cose, da dimostrare con neo espressionismo figurativo e tecnica coloristica pronunciata, senza mezzi termini, a partire dalla scelta dell'acrilico. "On" e "Off" traducono un dualismo che a prima visita si presenta quasi come gioco, nel divieto dell' indifferenza per chi guarda, ma l'ironia evidente, la scelta cromatica spregiudicata , gli occhi penetranti e catalizzatori del soggetto, di rimando con i lucidi luminosi nella figura, l'immanenza delle mani, vera chiave di volta semantica dei dipinti, la ieraticità impenitente delle espressioni, ci portano a complicare l'interpretazione, obbligandoci a rivolgere in noi stessi lo sguardo di rimbalzo sulle tele. Non ci sono nuances, forse provocazioni si, senz'altro transfert psicologico nell'artista, ma dentro fuori, chiuso o aperto, si intuisce, non possono che coincidere, come i dorsi gemellari di uno stesso essere.

                                                                                                                                                                    Vittorio Caracuta

Da: Biennale di Palermo 2014

 

"Leggendo le sue note biografiche, intuisco che Marzia Pieri - giovane artista fiorentina che, dopo un’iniziale attività nell’ambito della grafica pubblicitaria e dell’illustrazione, ha aperto uno studio personale che funziona anche da scuola per apprendisti pittori - debba tenerci a mettere in adeguato risalto, nel suo modo d’interpretare l’arte, il lato umano.

La pittura di Marzia Pieri, di fatto, si inserisce nell'ambito della tradizione figurativa. L’artista ritrae i propri soggetti con precisione minuziosa, sia dal punto di vista anatomico che espressivo.

Da queste opere scaturisce un’instancabile ricerca di bellezza, nascosta nella profondità degli sguardi, nella sensualità delle forme. Elementi che presuppongono una notevole consapevolezza del proprio bagaglio espressivo.

L’artista ricorre a una tavolozza ricca, in cui colori vividi  si alternano a tonalità cupe, in una successione di luce e ombra.

Nel contesto pittorico i contorni si delineano con precisione, e le forme riconoscibili trascendono nell’essenza stessa dei soggetti rappresentati,  racchiuse nell’atmosfera di un interno, in un gesto, o nella proiezione di uno sguardo.  Nelle opere che predilige, la Pieri pone l’aspetto umano, anzi, per essere più precisi, quello femminile, al centro delle sue riflessioni estetiche.

L’osservatore è di fronte  a situazioni di assoluta riconoscibilità, dove l’attenzione ai particolari, alle posture, alle luci e alle ombre conferisce spessore psicologico al racconto visivo.

La rappresentazione anatomica viene messa in risalto con  innegabile diligenza, pressoché impeccabile in un ritratto infantile come India, che di solito, però, specie quando è la stessa artista a occupare la scena, o la sua proiezione ideale, coniuga a visioni di natura simbolica, composte anche da iscrizioni, note musicali o altri oggetti apparentemente incongrui (le carte da gioco, per esempio) che si sovrappongono a esibizioni altrimenti solo al femminile.

Sono immagini certamente intense, che riflettono il particolare trasporto che la Pieri prova per il tema-donna, ma che sono in grado di presentare duplici finalità comunicative.

La Pieri vede nella donna l’esemplificazione migliore dell’umanità, la sintesi perfetta della giusta delicatezza d’animo e della massima eleganza della figura.

Quelle dell'artista toscana sono opere capaci di comunicare qualcosa, di donare allo sguardo dell’osservatore un universo misterioso, che annuncia verità indagabili solo scavando nelle profondità dell’inconscio.

Auguro alla Pieri di continuare a dipingere tratteggiando sfumature e spessori che danno vita a un’immagine densa di metafore e preziosamente costruita sul dettaglio.

Questi lavori rivelano la capacità di cogliere l’essenza di una riflessione etica e di tradurla in paradigma visivo tramite un linguaggio simbolico  perfettamente coerente dal punto di vista argomentativo.

Rendendo quanto più serrato possibile questo confronto fra il reale e il simbolico,  tra l’umano e il non umano, per dirla alla Nietzsche, la Pieri non disegna solo corpi ma anche anime e sentimenti, ponendo l’accento sulla forza della donna e sulla sua bellezza, una bellezza che scaturisce dall’animo, dalla consapevolezza di sé."

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                           Vittorio Sgarbi